Nebbiolo nel cuore, la celebrazione del vitigno nobile piemontese

Il 12 e 13 gennaio si è svolto l’incontro più atteso per gli appassionati di nebbiolo.

Il Grand Hotel Palatino ha ospitato la XI edizione dell’evento capitolino dedicato a uno dei vitigni più amati al mondo. Per noi di IoBevoBene è stata un’opportunità per degustare una vasta selezione di Barolo, Barbaresco e altri vini a base Nebbiolo, direttamente dai produttori.

Sin dalla prima edizione l’evento ha voluto valorizzare il Nebbiolo in tutte le sue espressioni: Roero, Barbaresco e Barolo, Gattinara e Ghemme, Boca e Lessona, Bramaterra e Fara, Sizzano e Valli Ossolane, Colline Novaresi e Coste della Sesia, Valle D’Aosta e Valtellina, Monferrato, Carema e Canavese e le altre micro-realtà sparse in un incantevole territorio.

Attraverso i numerosi banchi di assaggio abbiamo avuto il piacere di conoscere delle piccole realtà che sono riuscite, ciascuna a suo modo, a valorizzare e a caratterizzare questo vitigno tanto amato e che trova nel Piemonte la sua terra di elezione.

Segnaliamo con piacere una sorprendente masterclass che ci ha permesso di conoscere la qualità e la forza dell’intera famiglia Fenocchio che ci ha aperto le porte della loro bella cantina affacciata nell’incantevole Neive.

Milva Fenocchio, insieme al competentissimo Marco Cum, ha presentato una grandiosa verticale dei loro cru di Barbaresco: Starderi, Rombone e Basarin.

Ad ogni cru corrispondono vigne, esposizioni, declinazioni territoriali e spesso idee di allevamento molto differenti tra loro ma che esprimono tutte la solennità e tenacia di questo vitigno.

Non vogliamo soddisfare proprio tutte le vostre curiosità, perché vi invitiamo ad andare a trovare in loco questa splendida piccola realtà familiare, ma lasciateci indugiare un attimo su qualche perla che non potremo dimenticare.

Iniziamo dal Rombone 2016 che il grand cru di Treiso dove la marna lascia spazio a venature sabbiose, ed il vino esprime al contempo complessità e sapidità. Si tratta di un’annata ancora ermetica che sarà in grado anche tra qualche anno di stupire con la sua schiettezza al palato.

Della degustazione della cru Starderi -una delle sottozone migliori della zona del Barbaresco DOCG, all’estremo nord-ovest del comune di Neive – abbiamo amato la sensazione di eleganza ed equilibrio al naso e al palato. Qui la collina è ripida, e l’esposizione a sud-ovest del vigneto permette alle uve una bellissima maturazione anche nelle annate più difficili, il frutto è ben marcato in primo piano e consente di risultare molto apprezzabile sin da giovane.

Molto diverso è invece il Barbaresco Basarin che è certamente la cru più adatta all’invecchiamento che consente a questo vino di mantenere caratteri austeri, eterei, dove trovano equilibrio sentori di vaniglia e menta senza mai intaccare la croccantezza del frutto.

Al termine di questo piccolo viaggio, abbiamo avuto il privilegio di farci incantare dal Vino Rosso “58 Sinquanteut ottenuto dalla vinificazione, solo in acciaio, delle uve provenienti dalla vigna Starderi.

Nasce in modo simpatico, dall’estro di Renato e Milva che, dopo aver raccolto le uve destinate al Barbaresco Starderi, decidono di non spostare la massa in legno e lasciarla in acciaio colpiti dalle complessità e dalla beva di questo vino. Il nome 58 deriva dall’anno di impianto del vigneto, e la caratteristica fondamentale è il clone, Nebbiolo Rosè del quale la vinificazione esclusivamente in acciaio tende ad esaltarne quei profumi così fruttati ed eleganti. La produzione totale è limitatissima, poco più di duemila bottiglie e pochissimi grandi formati.

Anche per questa piacevole scommessa ringraziamo Renato e Milva dei veri artigiani del vino, spinti da un’incredibile passione per la terra ed i suoi frutti.

Sdl

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