Fino a qualche anno fa il vino biologico era quasi sconosciuto, e forse considerato anche un enorme rischio da parte dei produttori stessi, che devono rinunciare all’utilizzo di additivi chimici, a vantaggio della tutela dell’ambiente e della salute del consumatore, penalizzando a volte la quantità per mantenere la qualità dei vini.
Lasciato ai margini della filiera vitivinicola fino a qualche anno fa, il vino biologico ha fatto recentemente il suo ingresso trionfale nel mercato enologico italiano. Dal 2012 – quando l’Unione europea ha dato il via libera all’utilizzo del logo biologico sulle etichette delle bottiglie – le aziende vitivinicole hanno iniziato la loro conversione al biologico, consapevoli della sensibilità crescente da parte dei consumatori nei riguardi della tutela ambientale e della salute. Un’ascesa incredibile quella dei vini biologici: secondo Riccardo Meo, della direzione servizi per lo sviluppo rurale dell’Ismea, dal 2010 ad oggi la produzione è aumentata di circa il 110%.
L’occhio di riguardo nei confronti dell’ambiente che ci circonda e l’importanza della sua salvaguardia sono gli elementi che hanno dato il via alla forte crescita della domanda di vini biologici. “Origine, sostenibilità e attenzione alla salute rappresentano le tre direttrici principali nella scelta dei prodotti agroalimentari degli italiani. Si tratta di tematiche che coinvolgono necessariamente anche il vino”, dichiara Denis Pantini, responsabile agroalimentare & Wine Monitor di Nomisma, “e le imprese vitivinicole hanno compreso benissimo l’orientamento green dei consumatori, tanto che il 90% delle aziende prevede che nei prossimi due anni l’interesse per i vini biologici e sostenibili crescerà”.
Con il raggiungimento 107.143 ettari nel 2019 (su un totale di circa 670 mila ettari coltivati a vite da vino), +112% rispetto al 2010 e per una produzione che nel 2020 ha raggiunto i 3 milioni di ettolitri, l’Italia si attesta tra i maggiori produttori del settore a livello mondiale, insieme a Francia e Spagna.
Il Report Wine Monitor Nomisma, redatto per Valoritalia (società leader in Italia autorizzata dal MiPAAF, per il controllo e la certificazione dei vini a Denominazione d’Origine, Indicazione Geografica e dei vini con indicazioni del vitigno e/o dell’annata), ha evidenziato che il vino bio in soli 3 anni ha visto crescere le vendite del 60%.