La rinomata cantina altoatesina, presente nel panorama enologico da oltre un secolo con 330 famiglie di viticoltori e 385 ettari di vigneti, per una produzione di oltre 2,5 milioni di bottiglie, racconta come è riuscita a superare la crisi economica causata dalla pandemia di Covid-19.
“Il lavoro di squadra è stato determinante”,
spiega l’AD Günther Neumair, “siamo stati vicini ai clienti attraverso i nostri agenti e distributori italiani e nel mondo. Anche quest’anno siamo partiti dovendoci confrontare con questa realtà più grande di noi. Il nostro obiettivo rimane quello di andare avanti, migliorandoci costantemente, dando il nostro meglio e guardando al futuro in maniera ottimista”.
Innovazione ed esperienza: ecco gli ingredienti che hanno portato la Cantina San Michele Appiano a contenere il calo di fatturato e dunque i danni economici derivanti dal crollo delle prenotazioni import ed export, in particolare durante il primo lockdown nel 2020. Se poi ci si aggiunge un pizzico di notorietà del marchio sul mercato italiano e internazionale e, come sottolineato dall’azienda, il valore importantissimo i valori della cooperativa sociale, ecco che non stupisce come la storica cantina sia riuscita a portare avanti le sue sfide e i suoi obiettivi di crescita.
Il lavoro in cantina e fuori, riadattando le attività ai limiti imposti dalla pandemia, grazie ad un grande gioco di squadra e ad un attento spirito di organizzazione, ha dato i suoi frutti: le vendite in Italia e all’estero non hanno subito variazioni. Di certo l’investimento dell’azienda, negli ultimi dieci anni, nella comunicazione digitale e nel marketing, uniti al prestigio delle eccellenze vinicole del territorio altoatesino di cui la Cantina di San Michele Appiano è indubbiamente uno dei maggiori esponenti, hanno avuto il loro peso.
Tutto ciò si è tradotto, tra l’altro, nell’attribuzione all’azienda vinicola del premio “Cantina Cooperativa dell’Anno”, nella guida Vini d’Italia 2021, con cui il Gambero Rosso ha riconosciuto a San Michele Appiano “un ruolo decisivo nello sviluppo del sistema cooperativistico altoatesino e nella conseguente affermazione in Alto Adige tra i marchi più forti della viticoltura in Italia”.