La ricchezza del vigneto italiano è fatta di uva ma anche di persone, aziende, cultura e storia. L’ Italia è il paese che vince con gran distacco la classifica per vitigni autoctoni, eppure questi ultimi rischiano di essere i grandi assenti nella memoria dei nostri palati.
Nasce da qui l’evento “Buono…ma non lo conoscevo”, organizzato dall’associazione Go Wine all’interno dell’Hotel Savoy di via Ludovisi a Roma.
Protagonista assoluto e indiscusso, appunto, il vitigno autoctono, ossia quello coltivato e diffuso nella stessa zona storica di origine del vitigno stesso e dunque non trapiantato da altre aree. Ingresso, chiaramente, contingentato su tre turni da due ore ciascuno, di cui il primo dedicato agli addetti ai lavori.
Di seguito alcuni esempi di belle realtà incontrate e bottiglie assaggiate:
MARISA CUOMO (Campania)
- FIORDUVA (Fenile ginestra ripoli)
- FURORE (Piedirosso e Aglianico)
CANTINE DEL NOTAIO (Basilicata)
- IL ROGITO (Aglianico del vulture)
- IL REPERTORIO (Aglianico del vulture)
SU’ENTU (Sardegna)
- SU’IMARI (Vermentino di sardegna)
- SU’NICO (Bovale)
VETRERE (Puglia)
- BARONE PAZZO (Primitivo)
- TARANTA (Negroamaro e Malvasia)
TORRACCIA DEL PIANTAVIGNA (Piemonte)
- ERBAVOGLIO (Erbaluce di caluso)
- GHEMME (Ghemme)
- GATTINARA (Gattinara)
MONTECAPPONE (Marche)
- UTOPIA (Verdicchio dei castelli di Jesi)
Fabio Fanciullo, sommelier