Salento, Michele Calo & figli: Custodi di una tradizione di qualità

“La nostra è una storia di grande passione, con radici ben salde e i piedi nella vigna, come ci ha insegnato papà”. A raccontarcela è Giovanni Calò, erede, insieme a suo fratello, della storica Azienda vinicola Michele Calò & figli.

Nel cuore del Salento, a Tuglie, l’impresa familiare vanta una lunga storia di produzione, nata grazie alla passione per il vino di Michele Calò, il quale si diresse verso il nord Italia nell’epoca dei grandi movimenti migratori tra gli anni ’50 e ’60. “Da Tuglie, un piccolo centro di 4000 abitanti, vicino a Gallipoli” – ci racconta Giovanni – “tanti partivano per andare a vendere vino al nord.  Partivano in treno con le botti per vendere vino nei “trani”, le osterie dell’arco milanese, tra Milano, Como e Varese. Mio padre è emigrato nel ’54 con l’obiettivo di far conoscere il suo vino, e questa opportunità si è trasformata nella sua grande occasione di visibilità”. Una volta tornato nella sua Puglia, Michele portò avanti la sua azienda che possiede oggi 38 ettari di terreno e produce circa 150.000 bottiglie l’anno. Il fil rouge dell’amore per la vigna è passato poi alla seconda generazione dei Calò: “Io e mio fratello Fernando abbiamo cercato di ricalcare le sue orme, portando avanti il messaggio importante dell’essere custodi. Quando si ha un’azienda vinicola e si fanno dei prodotti di alta qualità, a mio avviso non si è proprietari di un’azienda, ma custodi”, precisa Giovanni.

Le terre del Salento presentano caratteristiche uniche e di certo si contraddistinguono per la loro varietà, tra terre rosse, chiare e scure. Ce lo conferma Giovanni, che identifica la “discontinuità” come parola chiave e valore aggiunto del suo territorio. “Discontinuità significa avere delle grandi uve, ma collocate in zone e terreni diversi tra loro. L’insieme, la varietà di queste terre è ciò che dà valore al vino. Il risultato è che per produrre il Negroamaro facciamo un blend delle uve prendendole da varie zone”.

La penisola salentina è sicuramente la terra principe dei rosati, vini molto spesso bistrattati o sottovalutati, nell’erronea credenza che bere rosa equivalga ad accontentarsi di una “via di mezzo” tra una bianco e un rosso, di un prodotto di serie B rispetto agli altri due obiettivamente più diffusi nel panorama nazionale. E invece, “La forza del rosato” – spiega Giovanni –  “è il suo straordinario abbinamento gastronomico, poiché esso raccoglie tutto ciò che rappresenta la cucina pugliese e, in particolare, salentina, perché è fatta di pesce e di entroterra, di legumi e prodotti da forno. Il rosato è un vino estremamente versatile ed ha una sua identità, da affermare e da difendere”. Secondo il “custode” di Michele Calò&figli, “se c’è un prodotto che può aiutare la nostra zona a crescere e a rinascere è senz’altro il rosato. Il Salento è una terra vocata per il rosato, le sue caratteristiche fanno sì che sia l’habitat ideale per produrlo, un vino che all’olfatto è un grande bianco e che al gusto è più simile ad un rosso”.

I rosé prodotti dall’azienda Michele Calò & figli sono il celebre Cerasa, il cui nome ricorda il colore e il sapore della ciliegia, evidente all’assaggio, che è il prodotto di uve selezionate di Negroamaro, e il Mjère (dal salentino “mieru”, che significa proprio “vino”), 90% Negroamaro e 10% Malvasia Nera di Lecce, che fa parte di una linea comprendente anche un bianco e un rosso. Giovanni ci descrive poi l’edizione limitata di Mjère 2016, ad oggi prodotto di punta dell’azienda: “è nato quasi per caso: era in una piccola vasca in cemento e non avevamo posto per travasare quell’annata perché stavamo facendo dei lavori di manutenzione in cantina. È rimasto quindi in questa cisterna in cemento per due anni” e, una volta uscito, ha sprigionato profumi e sapori incredibili e sicuramente unici.

Tra i prodotti di Michele Calo&figli troviamo 3 Negroamaro in 3 declinazioni diverse, come ci rivela Giovanni: “il Mjère giovane è il classico rosato salentino ‘old style’, dritto, vinificato in cemento. Anche il Cerasa si aggancia alla forte tradizione, ma l’utilizzo del legno nella produzione gli dà una carica innovativa.  Il Mjère edizione limitata 2016 è invece un vino antico, rappresenta un ritorno al passato, al rosato come si faceva una volta, quando non c’era filtrazione”. La chiave ideologica dell’intera produzione vinicola di una delle aziende protagoniste del territorio salentino è dunque il continuo richiamo al passato, in una produzione che, a tutti i suoi livelli, dalla vigna alla cantina, mescola i valori della tradizione all’innovazione e alla modernità.

Durante la nostra videointervista ci siamo divertiti a mettere a confronto, con una breve degustazione, il Mjère rosato 2020 – che Giovanni ci ha presentato in anteprima – con la sua edizione limitata 2016, notando fin da subito la diversità di colore. Il 2016, dal colore arancio, si è presentato con un complesso ed intenso bouquet di profumi, frutta fresca, arancia rossa e spezie, che ritroviamo all’assaggio con un evidente richiamo alla terra rossa. Il nuovissimo Mjère, a breve disponibile in commercio,  colpisce innanzitutto per il suo straordinario color rosa corallo intenso, per poi risultare al palato con una buona persistenza fruttata e la giusta sapidità e freschezza.

Non da ultimi citiamo gli altri due prodotti faro della cantina: lo Spano, il loro “grande rosso” 100% Negroamaro, prodotto esclusivamente nelle annate migliori, poiché, come precisa Giovanni, “lo Spano viene prodotto a vendemmia tardiva, che dura all’incirca 10-15 giorni in più della normale vendemmia delle uve rosse e se, in quel lasso di tempo aggiuntivo, le condizioni metereologiche non lo permettono e quindi se delle forti piogge improvvise colpiscono la vigna, la raccolta diventa impossibile e dobbiamo quindi rinunciare a produrre lo Spano in quell’anno”.

Vi invitiamo quindi ad assaggiare questi ottimi vini che riassumono le straordinarie qualità del Salento, un territorio ancora da valorizzare e amare per i suoi sapori e profumi che sanno di mare e di terra.

Arianna Barile

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