Drink pink

 Gli appassionati di questo nuovo trend non saranno rimasti delusi… ancora un’immersione graditissima nei rosati d’Italia, ancora una volta ospiti incantati dalla magia dei giardini di Palazzo Brancaccio. Tra le tavole apparecchiate, accolti dai giochi di luci della fontana, passeggiamo tra i selezionati banchi d’assaggio che, come di consueto, ci ricordano che a fare bene i rosati sono in molti e in tutta Italia.

Ci colpiscono, specialmente, due realtà.

Il Consorzio Valtènesi che, tra le rive del Garda, ha custodito e tramandato l’allevamento del “groppello”.
Questo vitigno deve il suo nome alla forma compatta del suo grappolo, simile ad un “groppo”, in dialetto “nodo” ed è il vitigno più tipico della sponda bresciana del Lago di Garda.
Qui il paesaggio è caratterizzato da dolci colline a tratti interrotte da piccole aree pianeggianti. Un’area dal clima, mitigato dalla vicinanza al Lago, che offre inverni miti e fresche estati. Un piccolo Mediterraneo tra le Alpi che permette la crescita di ulivi, limoni e capperi e in primavera si colora di primule, iris, violette e gigli rossi.
In questa tavolozza di colori cresce, oltre ai noti vitigni di Marzemino, Sangiovese e Barbera, il già citato groppello che nella versione “chiaretto” si tinge di rosa.

Tra i tanti prodotti offerti dal consorzio, abbiamo degustato il “Rosa dei Venti” della cantina Saottini. Il colore è di un elegante rosa tenue con sfumature color melograno, al naso intenso, con sentori agrumati e floreali. Un vino fresco, sapido, perfetto per ogni serata estiva.

Con qualche piacevole interruzione culinaria, scendiamo sino a piedi del Vulture.
A parità di bellezza del paesaggio, qui incontriamo però un territorio in cui l’alternarsi delle stagioni regala forti contrasti: sole, pioggia, neve e venti. Su queste colline del Monte Vulture, Salvatore Fucci e sua figlia Elena lavorano con passione per far crescere i caratteri inconfondibili ed unici del loro vitigno più importante, l’Aglianico del Vulture.
Le vigne, furono acquisite negli anni ’60 da nonno Generoso che nel mezzo dei vigneti aveva costruito la casa di famiglia e nei cui locali sottostanti ricoverava i mezzi e le attrezzature agricole.
Ma l’avventura di questa azienda agricola nasce nel 2000, quando gli eredi, quasi in procinto di vendere i vigneti, vengono rapiti dal cuore e dalla tenacia di Elena che non riesce ad abbandonare le sue radici e consegna a questa storia un finale inatteso.
La famiglia Fucci decide di investire sul territorio e sul suo tesoro migliore…l’attuale cantina è stata ricavata dai vecchi locali sotto l’abitazione di famiglia, denominata Torre Titolo, che dà il nome anche alla linea dei prodotti.

Questa personalità si ritrova tutta nelle loro bottiglie: il “Titolo”, 100 % aglianico, nella versione pink è di un rosa intenso e brillante. Al naso fruttato con sentori di fragole e fiori bianchi. In bocca minerale, sapido e di grande equilibrio; il “Verha” rosato, blend di varietà indigene del Vulture, appare di un rosa chiaretto, con richiami alla frutta rossa fresca, al naso è fresco, con note di ciliegia. Al palato è fresco e equilibrato, con una leggera trama tannica che accompagna il finale.

Ancora una volta scopriamo che, dietro al vino, si nascondono tante belle realtà e storie di passioni che ci raccontano tanto del nostro territorio e della nostra cultura.
È sempre un piacere avere l’occasione di conoscerle e l’opportunità di raccontarle.

SDL

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