Gambero rosso: Roma incontra il Salice Salentino

Terre rosse addolcite dai due mari (l’Adriatico e lo Jonio). Sono quelle da cui nascono i vini della DOP Salice Salentino, che il pubblico romano di addetti ai lavori e semplici appassionati ha potuto apprezzare in tutte le sue sfumature, grazie all’idea vincente del Gambero Rosso e del suo anfitrione, Marco Sabellico, di riunire a Palazzo Brancaccio i sentori avvolgenti del Salento con la cucina tipica romana interpretata da uno dei suoi chef d’eccezione come Max Mariola.

Il Consorzio Salice DOC nasce negli Anni Settanta nel distretto agroalimentare jonico-salentino, oggi méta privilegiata di un enoturismo che cattura sempre più estimatori, anche nelle nuove generazioni.
Si tratta di una terra particolarmente vocata alla viticoltura grazie a una notevole complessità di suoli, che in comune hanno la tessitura sabbiosa di origine marina e terreni pianeggianti o con leggera pendenza. La vicinanza equidistante ai due mari di questi vigneti che si estendono per oltre 30mila ettari e rappresentano il 17% della superficie agraria di tutto il Salento, oltre a mitigare il clima (estati torride, inverni miti) consente escursioni termiche e ventilazione, conferendo un’ottima sapidità ai vini. Un terroir, insomma, capace di dar vita a vini ricchi di estratti e dai profumi intensi, che sfidano il tempo.

Le vigne, spesso vecchie di oltre quarant’anni, sono coltivate col tradizionale alberello salentino, valorizzando le uve tradizionali del territorio: Negroamaro e Malvasia nera in primis.
Uve identitarie e complementari, che da sempre in Salento si completano elegantemente a vicenda. Il Negroamaro potrebbe essere arrivato in Salento già dal VII secolo a. C. Si tratta di un’uva che matura tardi, una vite di produzione generosa.  Il vino che se ne ottiene ha un bel colore rosso rubino violaceo, di elevata acidità e ricco di tannini, ed è adatto anche a lunghi invecchiamenti.

La Malvasia nera, in quasi tutte le denominazioni di vini doc rossi e rosati del Salento, come nel Salice Salentino, è per tradizione associata al Negroamaro. Al blend apporta colore, gradazione alcolica e un tocco di morbida fruttata polposità che smussa i tannini rigogliosi e il piglio austero del Negroamaro, oltre a conferire al vino che ne deriva un maggior equilibrio, soprattutto in età giovanile.

Il bianco è generalmente a base chardonnay (prodotto nelle tipologie di Chardonnay, Fiano e Pinot Bianco); il Rosato, a base di Negroamaro e Malvasia nera, con la possibilità però di produrre il Rosato Negroamaro nel caso in cui quest’uva rappresenti almeno il 90% del blend. Protagonisti restano il Salice Salentino Rosso (75% Negroamaro) e il Rosso Riserva.

E per finire un vino dolce di antica tradizione: il Salice Salentino Aleatico. Una gamma completa, insomma, che ha conquistato anche il pubblico internazionale per eleganza, complessità, pienezza di struttura e longevità.

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