Ventisette milioni di bottiglie, il 70% delle quali esportate all’estero. Sono i numeri del Lugana, una DOC che attraversa i confini di due regioni, estendendosi in Lombardia e Veneto e comprendendo ben cinque comuni, a cavallo tra le province di Brescia e di Verona: Sirmione, Pozzolengo, Desenzano, Lonato e Peschiera del Garda.
Per far conoscere meglio al pubblico romano e italiano la “perla” vinicola del Lago di Garda, nella splendida cornice di Villa Piccolomini, grazie al Consorzio Lugana Doc si è svolta “Armonie senza tempo”, la manifestazione tornata per la seconda volta nella Capitale per un evento di degustazione che ha coinvolto circa quaranta aziende in rappresentanza di una tra le Doc più antiche d’Italia.
Un viaggio, dunque, alla scoperta del vitigno turbiana risalente all’epoca romana che, grazie alle sue caratteristiche ed alle tecniche di allevamento e di vinificazione, regala vini di grande acidità, capaci di offrire nei calici, con lo scorrere del tempo, evoluzioni intriganti e spesso sorprendente.
Come quelli assaggiati durante la Masterclass riservata agli addetti ai lavori e condotta da Daniele Cernilli, che ha illustrato le particolarità di un varietà vitivinicola che gode del particolare microclima mite del lago più grande d’Italia, dove non c’è mai la nebbia, e di un vitigno “parente” del Verdicchio ma in grado di sprigionare sentori che lo rendono unico nella sua ampiezza olfattiva e gustativa, grazie al mix perfetto di immediatezza e longevità.
Anche nel Lugana DOC, come il Le creete dell’annata 2021 presentata dalla Cantina Ottella, il grado di acidità permette di gustare il sentore di limone e l’aroma fruttato già dotato di una certa persistenza. Tutto è nato da una scommessa di Francesco e Michele Montresor, fondata sulla convinzione che vini talentuosi devono essere riconoscibili, a partire dall’imprescindibile binomio suolo-vitigno.
Man mano che si procede con l’invecchiamento, la struttura e la corposità consente di apprezzare il bouquet di un vino allevato su terreni particolarmente minerali e densi di argilla. E’ il caso del Lugana DOC Madre Perla dell’azienda Perla del Garda, annata 2009, o del Lugana DOC 2002 della Tenuta Roveglia, 100 ettari tutti a vigneto, di cui 10 hanno più di 60 anni di età e vantano un apparato radicale di oltre 6 metri di profondità.
Passeggiando tra i banchi di assaggio, ci siamo imbattuti in tenute come quelle della Famiglia Olivini. La loro filosofia è una “agricoltura ragionata”, un metodo tramandato per generazioni dal fondatore Giuseppe e basato sul circolo virtuoso con la natura che coniuga la salute del suolo e quella della vigna.
Il risultato è pregevole in tutta la gamma: dal Lugana base al “Condolcezza”, un vino dolce dai profumi di frutta matura, confettura e n tono vanigliato, estremamente delicato ed elegante con ottima persistenza aromatica.
Michela Nicolais