“Biologici dove si può e sostenibili dappertutto”.
Con questo slogan Antonio Capaldo, patron dei Feudi di San Gregorio, descrive la filosofia dell’azienda di famiglia, che l’anno scorso ha ricevuto la certificazione di “società benefit” per la sua opera a sostegno delle comunità del territorio.
”In vigna, noi facciamo delle DOCG piccole”, – spiega Capaldo illustrando all’Eataly Wine Festival la particolarità dei vigneti di questa zona dell’Irpinia. L’azienda che ha portato il marchio dei Feudi ad un’eccellenza ormai riconosciuta anche sul piano internazionale, grazie ad una produzione di tre milioni di bottiglie all’anno, si estende su 300 ettari di terreno divisi in 800 particelle.
”Qui la dimensioni di un vigneto medio è di mezzo ettaro – racconta Capaldo a proposito dell’antichissima vocazione vitivinicola dei contadini irpini – e quello che cerchiamo di fare è far rimanere i contadini sulle terre che coltivano da sempre. Acquistiamo le loro uve ad un prezzo alto, con contratti annui che non variano, in modo da incoraggiarli a restare. Molti figli continuano oggi il mestiere dei loro padri”.
Oggi 800 viticoltori che portano l’uva sono il 40% del totale necessario. Il vino selezionato dalla cantina dei Feudi di San Gregorio per la degustazione all’Eataly Wine Festival è il Greco di Tufo “Cutizzi”, un bianco DOCG intenso e profondo, con una buona struttura, aromi ricchi, complessi e persistenti, supportati da una freschezza che dona al sorso un grande equilibrio gustativo, in cui spicca la mineralità tipica del terroir.
Se ne producano 60mila bottiglie all’anno, provenienti da otto ettari di vigneti, sapientemente curati – come il resto dei vini della tenuta – dall’agronomo Pierpaolo Sirc, che con Marco Simonit ha codificato il metodo di potatura non invasiva adottato ormai dalle migliori aziende d’Italia e non solo.
Michela Nicolais